Volantino per le manifestazioni sulla guerra a Gaza


10 novembre 2023

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3 risposte a “Volantino per le manifestazioni sulla guerra a Gaza”

  1. V. I. Lenin, La rivoluzione socialista e il diritto delle nazioni all’autodecisione.

    I socialisti non soltanto debbono esigere la liberazione immediata, incondizionata, senza indennità delle colonie, – e questa rivendicazione, nella sua espressione politica, non significa altro, precisamente, che il riconoscimento del diritto di autodecisione, – ma debbono sostenere in questi paesi, nel modo più deciso, gli elementi più rivoluzionari dei movimenti democratici borghesi di liberazione nazionale, aiutarli nella loro insurrezione e, se il caso si presenta, nella loro guerra rivoluzionaria contro le potenze imperialiste che li opprimono.

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  2. CITARE Lenin per dare spessore alle proprie posizioni, idee, collocazioni, di solito è facile.
    STARE con Lenin, al di là della spinta, è un po’ più difficile poiché significa acquisire proprio il metodo leniniano dell’analisi, della situazione concreta, dei problemi e indicazioni verso l’affermazione degli interessi del proletariato rivoluzionario.
    Ed è proprio l’analisi dell’imperialismo, della sua evoluzione che di fatto ha da un verso segnato la fine del problema dell’autodeterminazione dei popoli e dall’ altro abbia fatto sì che la stessa abbia trovato la sua evoluzione in stretto rapporto al problema del confronto USA-URSS prima e alle spinte imperialistiche del post-guerra fredda. È in questa fase particolare che le centrali imperialistiche animano e riprendono in mano “la questione nazionale” in maniera aperta e per i propri interessi. Sia per far avanzare i processi di destabilizzazione (balcanizzazione e guerre regionali) sia per stabilizzazione in funzione imperialista (questione curda). Ma ciò che più ci interessa sottolineare è che queste spinte, derivate, o originali, trovano il proprio ossigeno alimentando un nazionalismo costantemente subordinato a questo o quel partner di più grosso spessore che ne finisce per diventare esso stesso orientatore di processo politico ed interessi materiali.
    A ciò non sfugge neanche la questione nazionale palestinese. Gli eventi del 7 ottobre nella sua tragicità riaffermano come il gioco delle potenze mondiali e regionali sia lo specchio deformato di riferimento dello scontro apertosi. Uno scontro per certi versi obbligato, ma verso quella platea di potenti indirizzare la carneficina del proprio popolo. Poiché ognuno ha da parteggiare sulla questione palestinese in diverso modo, per ognuno diviene il tramite su cui tracciare la linea rispetto all’avversario di sempre. La carneficina, il genocidio di Israele ha solo obiettivi politici che non si misurano solo con i palestinesi, ma con tutti gli amici-nemici.
    Ma in tutto ciò quello che ci domandiamo è: dove sono gli interessi proletari? Noi partiamo dal presupposto che lì c’è una guerra. Un confronto che non è semplicemente “occupante-occupato”. Ma anche nelle sue forme specifiche è una “guerra imperialista“. E il primo nostro problema è schierarsi contro questa guerra, chiedere la sua fine e il contro il genocidio delle popolazioni palestinesi. Al contempo, denunciare gli interessi reali e le responsabilità di chi ha mosso la guerra da più parti.
    La seconda questione che poniamo è che contro la guerra imperialista devono essere rimessi di fronte a tutti i reali interessi proletari: dal proletariato palestinese ed arabo a quello israeliano strozzati dallo stato di guerra permanente e dal nazionalismo diversamente colorato e che sarà un ulteriore passaggio verso la guerra generalizzata.
    Riaffermare questi interessi e l’unico antidoto contro la guerra, il sistema che la produce e per una via di reale emancipazione sociale per tutti
    Ciò significa per noi non essere “in nessun fronte” se non in quello proletario. Perché è quello che dobbiamo difendere e rafforzare.
    Saluti

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